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Ven, 26 Aprile 2024

Sentiero delle Leggende, Val di Fassa

Una delle passeggiate più facili e suggestive della Val di Fassa è il Sentiero delle Leggende.

Solcata dal torrente Avisio, la Val di Fassa si allunga per 20 km dalla provincia di Trento fino a Bolzano come naturale continuazione della Val di Fiemme. Siamo nel cuore delle Dolomiti, dove montagne spettacolari come la Marmolada, i gruppi del Sella, del Sassolungo e del Catinaccio, fanno da cornice a un paesaggio incantevole in ogni stagione. Qui si trovano alcune tra le più rinomate mete sciistiche italiane, come Moena e Canazei, ma tutta la vallata è ricca di eccellenze turistiche. È un territorio dove madre natura non si è certo risparmiata, e dove molto del merito va anche agli abitanti per averlo saputo conservare e valorizzare, a cominciare dalla propria identità culturale ladina.

In un posto così speciale e ricco di opportunità escursionistiche per tutte le esigenze come la val di Fassa, merita un posto di rilievo il percorso destinato alle famiglie con bambini piccoli, anche in passeggino, chiamato appunto il Sentiero delle Leggende, Troi de la Conties, in ladino.

Il tempo per percorrerlo è di circa due ore scarse, comprese le soste per leggere i simpatici pannelli con Re Laurino che raccontano le fantastiche storie dei luoghi. Il dislivello è minimo, meno di 200 metri spalmati su due chilometri e mezzo circa del percorso, con sentieri larghi e molti tratti pianeggianti.

Come arrivare

Per raggiungere la Val di Fassa occorre percorrere l’autostrada A22 Brennero-Modena in direzione nord e uscire a Ora/Egna. Da qui si imbocca la statale 48 delle Dolomiti che attraversato il passo San Lugano e la Val di Fiemme, dopo circa 45 km arriva in Val d Fassa. Superata Moena, sarà facile seguire le indicazioni per la frazione di Pera o Vigo di Fassa.

È possibile, infatti, raggiungere il Sentiero delle Leggende salendo con la seggiovia Vajolet 1 e 2 da Pera di Fassa, o con la funivia Catinaccio da Vigo di Fassa. Il vantaggio della salita in seggiovia sta nell’arrivo diretto a Pian Pecei, mentre con la funivia si arriva a Ciampedie, da dove si dovrà poi scendere lungo un tratto non adatto ai passeggini, per raggiungere il pianoro di partenza. Per ogni evenienza c’è comunque anche la possibilità di scendere in seggiovia da Ciampedie fino a Pian Pecei, inclusa nel prezzo del biglietto della funivia.

Il sentiero delle leggende si snoda su un percorso adatto a tutti fino alla conca di Gardeccia, un vasto pianoro erboso dove ci sarà solo l’imbarazzo della scelta di un angolo di prato per godersi un bel picnic, oppure si potrà fare una tipica merenda a base di speck e formaggi in uno dei tre rifugi presenti. Da Pian Pecei a Gardeccia ci vuole un’ora, più una cinquantina di minuti per tornare alla partenza lungo il sentiero 540 che attraversa il bosco.

Il Sentiero delle Leggende è percorribile anche in inverno con scarponi o ciaspole, e per questo rappresenta una valida alternativa per chi non scia.

Una volta arrivati a fine percorso, oltre le baite di ristoro di Gardeccia, ci si ritrova all’ingresso della valle del Vajolet, da cui prende il nome la seggiovia e, volendo, si può proseguire sul sentiero per i rifugi Vajolet, Preuss e Passo Principe. Tempo di percorrenza circa un’ora, dislivello 300 metri, questa volta però senza passeggini.

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Percorso

Da Pian Pecei si seguono i cartelli bianchi e rossi che indicano il Sentiero delle Leggende, avviandosi lungo una bella strada sterrata larga, in leggera pendenza, che si inoltra nel bosco.
Lungo il percorso si potranno scoprire le sei meravigliose leggende che lo caratterizzano, ognuna dedicata a un luogo e a una storia: gli Stregoni dei Mugoni, Gordo e Vinella, l’Enrosadira, il Lago d’Antermoia, Re Laurino e la leggenda delle Rose, e la Sorgente dell’Oblio.

I° Tappa – Si inizia con le Cime dei Mugoni, tre pilastri di roccia che sembrano sentinelle, e forse in passato lo sono state, come ci racconta il pannello dedicato.

Proseguendo si arriva a un bivio, entrambe le direzioni conducono a Gardeccia , ma per il nostro percorso occorre tenere la destra.

II° Tappa – Si continua dunque lungo il bosco per scoprire la leggenda di Gordo e Vinella, una storia d’amore dove per un volta è la protagonista femminile a liberare dall’incantesimo delle streghe il suo amato, grazie a un fiore di rododendro bianco.

III° Tappa – Qui si racconta la più suggestiva delle storie, ovvero perché le Dolomiti si tingono di rosa al tramonto e all’alba, un fenomeno conosciuto come Enrosadira (in ladino: colorarsi di rosa). Il merito di questo fenomeno è della roccia che dà il nome a queste montagne, la dolomia, che contiene un composto di carbonato di calcio e magnesio. La dolomia, a seconda della inclinazione dei raggi del sole, soprattutto in estate, assume tutti i riflessi del rosa, viola, giallo e arancione, come le rose della leggenda di Re Laurino raccontata nella penultima tappa del sentiero. L’enrosadira è visibile solo nella conca del Catinaccio, non caso chiamato in tedesco Rosengarten, cioè giardino delle rose.

IV° Tappa – È la storia di un amore infelice, invece, quella che ci racconta il pannello del Lago di Antermoia. Il giovane musicista Oswald, innamorato di una deliziosa creatura dei boschi dal nome segreto, scoprirà come spezzare il sortilegio che gli impedisce di toccare uno strumento musicale senza mandarlo in frantumi, ma nel farlo perderà l’amore e dalla sua disperazione nascerà il lago che ancora oggi porta il nome della sua innamorata, Antermoia appunto.

V° Tappa – Le leggende di Re Laurino, un sovrano buono e saggio che amava coltivare le rose, sono tante e diverse, ma tutte riconducono all’amore negato e al tradimento del suo roseto, diventato incolpevolmente la spia del luogo dove lui nascondeva la principessa. Da ciò la maledizione di Re Laurino che pietrificò il luogo ordinando alle rose di non fiorire mai più, né di giorno e né di notte. Dimenticò però l’alba e il tramonto, momenti nei quali è ancora possibile vedere le sfumature rosse come i fiori sulle cime del Catinaccio.

VI° Tappa – E infine si arriva alla Sorgente dell’oblio, una fonte magica tra le rupi del Larsèc, sulla Pala Jàcia. La leggenda narra che bere l’acqua che sgorgava dalla fenditura nelle rocce, facesse dimenticare immediatamente tutto il passato, ricominciando a vivere come appena venuti al mondo. Qualcuno vuole provare?

Al termine delle sei tappe si arriva a un piccolo agglomerato di case. Superata la leggera salita un po’ dissestata, si arriva finalmente alla piana di Gardeccia, con i suoi meravigliosi prati e i tre ristori dove concedersi una golosa pausa a base di piatti tipici della cucina dolomitica, dolci e salati.

Per il ritorno è possibile rifare il percorso a ritroso , ma il consiglio è di chiudere l’anello imboccando il Sentiero della Foresta 540 che si snoda lungo il bosco, dove si trovano pannelli esplicativi sulla flora e sulla fauna di alta montagna. Con un dislivello praticamente nullo, in un’oretta di agevole cammino si raggiunge la spettacolare terrazza del Ciampedie (campo di Dio in ladino), dove un panorama… divino, è il caso di dirlo, spazia su tutta la val di Fassa con le sue montagne e, più in lontananza, il gruppo del Latemar, le Pale di San Martino e il Lagorai.

Con passeggini, dal Ciampedie è consigliata la discesa in seggiovia fino a Pian Pecei e da lì con la stessa seggiovia Vajolet 1 e 2 dell’andata, si torna al parcheggio a fondo valle, a Pera di Fassa. Chi ha bambini più grandicelli può invece scendere tranquillamente anche a piedi fino a Pian Pecei. Se invece avete scelto la funivia per la salita, dal Ciampedie sarà agevole tornare a Vigo di Fassa con lo stesso mezzo.

Malghe e rifugi

Lungo il Sentiero delle leggende ci sono diversi rifugi molto amati dai bambini.

Rifugio Gardeccia

Situato nel cuore del Catinaccio, patrimonio naturale dell’UNESCO, il rifugio Gardeccia si trova a 1949 metri s.l.m., circondato da guglie spettacolari come le Torri del Vajolet, i Dirupi di Larséc e il Catinaccio d’Antermoia. È accessibile da fine dicembre ad aprile durante l’inverno e da giugno a ottobre in estate. Punto di partenza per camminate con le ciaspole sulla neve o per escursioni e arrampicate adatte ai principianti e agli esperti, grazie alle guide alpine. Gestito da Mario e Marco, il rifugio offre una cucina tipica della valle e la possibilità di pernottare.

Rifugio Stella Alpina Spiz Piaz

Il rifugio Stella Alpina Spiz Piaz ha una storia antica che inizia nel 1858, quando era solo una stalla per il ricovero degli animali. Con l’avvento dell’alpinismo, all’inizio del ‘900 la costruzione in legno lasciò il posto a un edificio di mattoni che, modificandosi lungo 160 anni, lo ha portato all’aspetto attuale. A conduzione famigliare da sempre, dal 2011 il rifugio è gestito dalla famiglia Riz, composta da Rosy e Filippo e i loro sei splendidi ragazzi. Offre una cucina tipica con interessanti varianti, ed è un’ottima base di partenza per le escursioni verso i passi delle Cigolade e Coronelle, le Torri del Vajolet, il passo Principe, l’Antermoia e il passo delle Scalette. È aperto da Natale a Pasqua e da giugno a ottobre e può accogliere fino a 50 persone in camere tradizionali o in camerone con otto cuccette.

Rifugio Enrosadira

Il rifugio Enrosadira è una tipica baita di legno molto graziosa che offre cibo semplice e gustoso, abbondante e ben presentato. Gestita in modo famigliare dalla famiglia Boschetto, è un posto piacevole per una pausa pranzo sulla terrazza o all’interno della baita, interamente rivestita in legno, dove campeggia una grande stufa in muratura. Ottima base per escursioni, è aperta sia in inverno e sia in estate, ma non dispone di camere per il pernottamento.

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